Se mi chiedessero qual è stato, a parer mio, il merito di Cristoforo Colombo, non risponderei la scoperta dell’America, quanto la decisione di lasciarsi alle spalle le ragioni note del mondo e di far vela verso ovest navigando oltre il punto di non-ritorno.
Anche nelle scienze non si possono scoprire nuove terre se non si è pronti a lasciarsi indietro il porto sicuro delle conoscenze acquisite e a correre il rischio di avventurarsi nell’ignoto.
Il progresso scientifico richiede semplicemente l’assimilazione e l’elaborazione di nuove idee e quando ci si accinge ad indagare campi nuovi può avvenire che sia necessario mutare la struttura stessa del pensiero scientifico, e ciò va al di là delle possibilità di gran parte degli esseri umani.
Nel 1926, mi giunse notizia che un fisico viennese, Erwin Scrodinger, si accostava alla teoria dell’atomo da un’angolatura completamente nuova.
L’anno precedente Louis de Brogli, in Francia, aveva richiamato l’attenzione del dualismo onda/corpuscolo applicabile anche alla materia e all’elettrone, non solo alla luce. Schrodinger giunse a formulare la legge che regola la propagazione delle onde di materia sotto l’influenza di un campo elettromagnetico; in breve tempo dimostrò che la sua meccanica ondulatoria era l’equivalente matematico della meccanica quantistica.
Nei mesi successivi Bohr e io discutemmo molto sull’interpretazione fisica della meccanica quantistica e ognuno di noi tendeva a risolvere le difficoltà in modo diverso. Rimanemmo alzati, ben oltre mezzanotte, per parecchi mesi senza raggiungere una conclusione soddisfacente, esausti Bohr decide di andare a sciare così prendemmo un periodo di distacco.
Tornato dalla vacanza con Bohr potemmo confrontare due distinte modalità interpretative che si escludevano reciprocamente ma erano nel contempo complementari l’una con l’altra.
La questione venne discussa a fondo in due simposi di fisica nell’autunno del 1927, dove erano presenti anche un gruppo ristretto di specialisti desiderosi di dibattere i problemi della teoria quantistica.
I più accesi erano Bohr ed Einstein che riluttava ad accettare il carattere sostanzialmente statistico della nuova teoria dei quanti.
Ancora una volta mi rendevo conto di com’è difficile rinunciare a una posizione su cui si fondano il lavoro e la carriera scientifica di uno studioso; ed ora noi uscivamo a dire che su scala atomica questo mondo oggettivo di spazio e di tempo non esiste più, e che i simboli matematici della fisica teorica si riferivano non tanto a fatti quanto a possibilità.
Werner Heisenberg
AIPO Italia